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Cattedrale di San Giuliano
Piazza San Vincenzo Maria Strambi 3
Principale chiesa della città, le origini della cattedrale maceratese risalgono a prima dell’anno 1000. Si hanno notizie della presenza di un pieve dedicata a San Giuliano sin dal 1022, anche se è probabile che vi fosse presente sin dal VIII secolo. Questo perché San Giuliano, benché fosse nato in Belgio nella prima metà del VII secolo, fu famoso soprattutto per aver operato il ruolo di traghettatore sul vicino fiume Potenza.
Nel 1320, con l’elevazione di Macerata al rango di città voluta da papa Giovanni XXII, la pieve divenne la nuova cattedrale della neonata diocesi.
Nel 1464 la pieve subì la prima ricostruzione, voluta dal vescovo di Nicolò Dell’Arca, per celebrare il ritrovamento della reliquia del braccio di San Giuliano. Di quell’edificio, completato nel 1478, si è conservato soltanto il campanile.
L’attuale cattedrale, infatti, risale al 1771, quando fu deciso di abbattere la vecchia chiesa per costruirne una nuova e grandiosa. Il progetto fu affidato all’imolese Cosimo Morelli, tra i maggiori esponenti del neoclassico italiano, coi lavori che si conclusero nel 1790, ad esclusione della facciata.
La facciata, infatti, è rimasta incompiuta, interrotta, molto probabilmente, agli inizi dei lavori per la sua erezione. Lo si può dedurre dalla presenza molto limitata degli stalli orizzontali, ovvero dei supporti necessari per sostenere blocchi di marmo o pietra, che si vedono soltanto in una stretta fascia sopra i tre portali. Si riconoscono, inoltre, i numerosi fori quadrati che servivano a sostenere le travi delle impalcatura durante la sua costruzione.
L’interno presenta una pianta a croce latina divisa su tre navate, con arcate sostenute da colonne binate, e cupola all’incrocio dei transetti; lungo le navate laterali si aprono sei cappelle per lato.
Il grande apparato decorativo di volta e pareti fu realizzato tra il 1924 e il 1937 da Ciro Pavisa, e rappresentano le Storie di San Giuliano.
Seguendo la navata destra, nella prima cappella si conserva una Consegna delle chiavi, attribuito al caravaggista romano Giovanni Baglione (XVII secolo); nella seconda cappella, invece, una Madonna col bambino e i Santi Andrea e Sebastiano del pittore fiorentino Andrea Boscoli (XVI secolo). Sul lato destro del transetto, infine, vi è un mosaico del famoso mosaicista romano Giovan Battista Calandra con San Michele, realizzato nel 1625, e donata alla cattedrale nel 1771 da papa Clemente XIV.
Seguendo il lato sinistro della chiesa, invece, nella prima cappella si incontra il Fonte Battesimale, inquadrato in una costruzione lignea seicentesca. All’altezza del transetto, invece, si apre la Cappella del Santissimo Sacramento, realizzata in stile eclettico nel 1932 e decorata da Ciro Pavisa. Qui, all’interno di un reliquiario del 1647, si conserva il corporale che fu macchiato, nel 1356, da del sangue sgorgato dall’ostia consacrata, in quell’episodio noto come il Miracolo eucaristico di Macerata. Da qui si accede alla sagrestia, dove si conservano un trittico datato 1369 del fabrianese Allegretto Nuzi, e la Deposizione di Filippo Bellini.
